Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Quell'estate al castello

213858
Solinas Donghi, Beatrice 13 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Quell'estate al castello

smetterla, che se no cresceva il livello dell'acqua e rischiavamo di annegare tutt'e due. Ricominciò a ridere col singhiozzo, e il momento dopo, giú di nuovo

Quell'estate al castello

giú e la zia la abbracciò. Lei lasciò fare. Stava a testa bassa, senza guardarci. - Non può essere vero, - disse di nuovo. Come un disco che si è

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le prigioni sotterranee e il passaggio segreto; ed è poco ma sicuro che per cercarli giú sottoterra, tra le muffe e le ragnatele, un guardaroba

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farebbero a meno volentieri, ma siccome non c'era nessun altro... - Il labbro spinto in fuori adesso era anche piegato in giú e le dava un'aria

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pareva sincero. Valli un po' a capire, questi aristocratici falsi. - Oh sí, signora contessa. E andata giú a far colazione - . Logico che lo pensasse

Quell'estate al castello

l'estate scorsa, appesi a testa in giú nel solaio della casa di mia nonna, e non mi erano parsi poi tanto terribili. Un po' buffi, anzi. Cosí dissi, col

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sottovoce. Capivo solo pissi pissi pissi, e sí che ero seduta di fronte, su una specie di sgabellino ripiegabile che si tirava giú quando serviva. (Non ce

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meglio feci anche una girata nel parco. Su e giú col cuore in gola per quei viali e vialetti, sotto gli abeti (o pini). C'era un gran silenzio; chiamavo

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ancora lassú, se ci faceva piacere vederle. Eccoci dunque ripartite in esplorazione, come ai bei tempi, però in su invece che in giù, verso il solaio

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di sotto al suo solito modo di quando una cosa non le andava o non era un granché. Il cuore tornò giú precipitando in picchiata. - Come sarebbe, finto

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d'argento dove Remigio metteva la posta, ma appena data un'occhiata alla busta tutto il rosso della contentezza le andò giú. Le venne un faccino

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Quell'estate al castello

che non finiva piú sulle cime dei pini (o abeti) e sui zigzag della strada, giú giú fino alla stazione e al paese. E poi, naturalmente, nelle cantine

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bellissimo, tutto a sboffi e bianco accecante, ma col nero sotto. E la mattina dopo, giú acqua. Cosí gli stivali di gomma ce li siamo dovuti infilare

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